...Il quadro di Isola prende allora una consistenza embiematica favorita dai tagli a crode di una finestra o dal tronco protagonista di un albero (specie negli alberi secchi, contorti e come trascinati dal vento, affiora un ricordo dei movimenti spiritualizzanti europei che ebbero vita tra la fine dell'ottocento e i primissimi anni del nostro secolo, e che da poco sono stati ripresi in esame dagli studiosi allo scopo di correggere le prospettive fin troppo unilaterali della storiografia artistica moderna) e così il quadro di Isola dicevamo, prende un suo carattere neosimbolistico, dove il simbolo non è però da raggiungere con una mediazione concettuale, come oggi avviene nello pseudosimbolismo di così largo e rapido consumo, ma traspare evidente quale allusione alla nostra esistenza franta e angosciata.
Fortunato Bellonzi ... L'estrema distinzione modale e l'estremo rispetto per le convivenza del visibile - i cancelletti, l'ombrello, i panni stesi, tutta una colorata vendemmia - nulla tolgono per l'esodo del reale verso le incontaminate frontiere del sogno. L'artista che sembra indulgere, a prima vista, ad uno strutturalismo quasi edonistico, che adotta la freschezza di una composizione musiva nella quale la rigidità del "tesseelatum" o l'improbabile riscontro dell' "opus incertum", cedono il posto ad una intelaiatura aperta e fascinosa dell'immagine, abilita il quotidiano a farsi simbolo sentimentale ed implicante.
Ritmi, dunque, per un colloquio. Una castigata eloquenza che avvalora le indicazioni dell'anima e universalizza, di là delle sorti di superficie, amori, sensazioni, pensieri. Una pittura, infine, che salva la professionalità del tecnicismo alchemico per farsene presenza dialogante e vettrice.
Renato Civello Così il paesaggio viene a coniugarsi nei tempi e nei modi acquisiti, poichè l'immagine vi è colta non all'andata, quand'è ancora carica di tutti gli attributi naturalistici, bensì al ritorno da un oltre dove si è caricata di altri elementi, culturali questi, capaci cioè - superate le oscillazioni più disponibili al decorativo - di ricollocarla nel mondo oggettivo come un delirio della ragione o una 'permanenza' in cui possano addensarsi le più inesplicabili minacce.
Carlo Bernari ... L'immagine redentiva della fanciulla sulla riva del mare, non tragga in inganno. Non è l'elegia romantica nel tentativo di un rifugio nella categoria delle nostalgie perdute; non è l'idillio di un contatto con l'apparenza delle cose attraverso il metalinguaggio della figurazione letteraria. Si tratta, semmai, della crisi sentimentale di Giancarlo Isola; del suo ricorso all'immagine intesa come struttura primigenia dell'idea ed alla sua realizzazione in termini di comunicabilità. E tutto il mondo dell'artista segue un siffatto percorso itinerante. La mediazione dal quotidiano e la trascrizione del racconto che nasce sentimentale, siamo d'accordo, ma matura profondamente umano, sono due componenti dell'unità organica della visione del pittore e dell'inserimento della stessa in uno spazio che è lo spazio di maturazione dei gesti attraverso i quali la realtà si determina e si afferma.
Perché il ricordo, l'evocatività narrativa sono componenti strutturali, sì ma si innestano proprio per il taglio, la dinamicità, il rapporto conflittuale con l'ambiente circostante, in tensioni di attivismo critico che alla realtà dell'individuo si riportano...
Vito Apuleo ... Per questa strada Isola assume una personalità che lo distingue dai naturalisti vecchio tipo senza confonderlo coi cerebralismo dei nuovo che dimentica l'uomo e la natura. il suo colore puro, la sua composizione intellettuale ma sempre in partenza dalla natura lo amalgamano con i tempi nuovi senza abbandono dei sempiterni princìpi. Si sente che egli adopera il linguaggio della sua generazione per dire le cose di sempre, connaturate con l'animo umano.
La sua arte non è esplosa di colpo, per folgorazione, ha dietro un lungo studio e una serie di esperienze che si sono accumulate in anni e anni, in cui, a uno che fosse meno artista di lui poteva anche capitare di desistere. Perchè anche questo mi pare un elemento importante per giudicare Isola.
La facilità che porta molti giovani intraprendenti alla pittura, professione oggi non disprezzabile a chi ci sappia fare con la vita, non fu concessa a Isola che, ha pagato invece di persona la sua vocazione alla pittura.
È un'altra garanzia della validità, scevra di improvvisazione, di questo pittore che si propone come uno dei valori più concreti tra gli artisti romani della sua generazione...
Raffaele De Grada ...Questo pittore per eccellenza visivo, mattinale, solare, con lucentezze mediterranee e raffinatezze da fiammingo, che predilige la luce tetra, il colore senza aggravi, i momenti marini, le cose sospese a mezz'aria e quasi fatte d'aria, ignora affatto il dramma: e le sue stesse geometrie non sono affatto un brusco sigillo intellettualistico, una spezzatura, una barriera, esprimono al contrario un bisogno d'armonia, rispondono a un criterio d'ordine. ",A me piace l'ordine delle cose, il colore puro, il mondo disegnato come un teorema, come se facessi continuamente coi mondo un ragionamento d'amore", ha detto egli stesso; e non si poteva dir meglio, a patto d'aggiungere che quei teoremi servono, paradossalmente, a un acquisto di libertà, sono come dei parapetti dai quali egli s'affaccia per lasciar spaziare la sua visuale; criticamente parlando, rappresentano lo strumento per ricondurre a unità la doppia operazione su cui si basa la sua pittura: la trasfigurazione degli "esterni" in chiave di fantasia fino al limite del favoloso, la riorganizzazione degli "interni" in chiave d'emblema, fino al limite del surreale. Emblema, fantasia, surreale, favola, e prima dicevamo geometria e libertà: termini tutti interscambiabili e che, a voler tirare le somme, sottolineano tutti insieme, dietro le trasparenze e la levità, dietro la fissità come cristallo delle sue figurazioni, la mossa ricchezza e la complessità della pittura di Giancarlo Isola.
Mario Pomilio ..."A me piace", scrive ancora isola con chiarissima percezione, "l'ordine delle cose, il colore puro, il mondo disegnato come in un teorema, come se facessi continuamente coi mondo un ragionamento d'amore; però se il risultato è di equilibrio (almeno così vorrei) le premesse umane, di vita, di memoria sono tutt'altro che idilliache".
In queste parole c'è più che un sintomo, più che un vago suggerimento circa la giusta maniera di vedere e di intendere l'arte di Giancarlo Isola: raro e fecondissimo incontro fra le limpide strutture razionali - direi irrinunciabili - e il perenne turbamento, fantasioso e coscientemente eversivo, che su tali strutture esercita la moltitudine dei simboli, delle sigle, degli echi, delle deformazioni riversate sulla tela. Da questo incontro attraverso cui la cultura si rivela sostanza ineliminabile e necessaria di espressione, Isola trae le ragioni della magica suggestione delle sue scene lancinanti e sublimi.
Pier Carlo Santini ... L'ispirazione mediterranea dell'opera di Giancarlo Isola appare subito evidente quando si osservi come Isola violenti la sua luce, non la plachi in distesi concerti di assonanze timbriche, ma le imponga invece valore descrittivo e, spesso, informativo, degli "oggetti" siano questi paesaggi, figure e cose macchiate dall'uso quotidiano. Non vi è nei dipinti di Isola tanto tesi di luce, la serenità sacrale degli antichi soli morti, ma come una lenta ed estenuata sofferenza, una inquietudine appena nascosta, e una patina di improbabilità che continuamente rimette in discussione l'immagine recuperata, come dicevo, dalla memoria a un presente anch'esso vagamente indefinito. Quando questo processo si fa più incisivo, come nelle opere dell'ultimo periodo, i colori si fanno cupi di violenze acide, l'immagíne si sfrangia come di una nube troppo spessa e d'improvviso dilaniata, le linee si frangono e colano, sui paesaggi fermati assurdamente sul fondo, come ali strappate, creando nel dipinto una tensione dialettica non solo di forme, ma anche di atteggiamento nei confronti del "vedere" spersonalizzato e senza scelta che è imposto all'uomo del nostro tempo dai creatori di paesaggi artificiali...
Franco Solmi ...Tornando a Giancarlo Isola vorremmo segnalare la serietà e la maturità dell'ultima sua pittura (cresciuta nel silenzio del lavoro assiduo): siamo sempre nel clima della Nuova Figurazione, ma la ricostruzione evocativa di questa realtà si è fatta più tesa, più razionale, più a scansioni geometriche, dove si sente che il pittore ha portato avanti il suo discorso d'interpretazione della realtà dopo aver bene appreso (studiando con attenzione senza presuntuosamente ignorarle) tutte le conquiste formali pittoriche di questo secolo, da Mondrian a Klee a Rodko ad Afro fino a certe impaginazioni informali di Burri con quelle sagome-struttura di neri che scandiscono la composizione con un ritmo decorativo affascinante e nuovo. ",4 me piace l'ordine delle cose, il colore puro, il mondo disegnato come un teorema (confessa Isola) come se facessi continuamente col mondo un ragionamento d'amore, ". Ed ecco quindi i suoi tetti, le cupole, le marine, le sue ombre della sera, le sue spiagge, le sue barche, dove l'evocazione magica del ricordo, di una sensazione, non prevarica mai l'attento schema formale compositivo, quell'alternanza a blocchi e cerchi del bianco e del nero, come se finalmente la realtà, in Isola, trovasse la sua giusta e poetica collocazione senza dimenticare le conquiste più appassionate e valide dell'avanguardia del Novecento.
Franco Simongini ...Cielo paesi, balconi, mattine, barche e mare che fan la guardia ai teneri trofei di tuberosi pennelli, di sigle e di lettere desunte da una rinfusa mentale, in primo piano. L'originalità e la validità della posizione attuale di Isola sta proprio in questo coesistere di esterno e mare che fan la guardia ai teneri trofei di uno svago e zone meditate degli oggetti.
Marcello Venturoli ...Non crediamo sia, perciò, un caso che la presenza umana venga, dall'artista, estremamente limitata. Nei quadri qui presentati l'uomo diviene solo complemento - non offrendosi allo sguardo quale carnalità ma, sempre, ombra - in una "Spiaggia" ove protagonista, al contrario, sarà quell'insieme caotico - ma rigorosamente ordinato - di ombrelloni e sdraio che si pongono come riferimento.
Nascono, dunque, in questa dimensione i suoi paesaggí, affondati nelle loro atmosfere; le nature morte, i fíori che vivono in solitaria fusione con l'ambiente.
Dall'osservazione nasce la forma la quale si risolverà mediante un sottile momento di trasparenti sovrapposizíoni che verranno ad assumere funzione - e finzione - di materia pittorica.
Giancarlo Isola, infine, propone questi suoi dipinti concepiti come fossero un intarsio, arrivando ad una giobalità d'immagine per via di frammenti visivi. Sarà, perciò, questa sorta di tarsia un'ulteriore fase di delineazione del suo cammino: non privo di allarmanti richiami; di sommesse ammonizioni; di espliciti riferimenti a una condizione che definisce e racchiude la vita dell'uomo.
Domenico Guzzi |